Il mio matrimonio

Questa è la storia di come mia sorella mi ha indotto a sposarmi con l’inganno.

Il mio matrimonio

Alcuni di noi sono così fortunati da condividere parte del materiale genetico con altri esseri viventi su questo pianeta; ovviamente non parlo di lunghe sequenze amminoacidiche, quelle chiunque di noi le condivide in larga parte con la maggior parte del mammiferi. Parlo di intere metà di cromosomi e in più cromosomi contemporaneamente!
Detto in parole povere alcuni di noi sono dotati di fratelli e sorelle, poi sarà la sorte a vedere se sarà fortuna o sfiga.
A me è capitato che un essere umano con il quale non ho condiviso nemmeno un angolo di utero o la sinusoide di un testicolo sia diventata mia sorella.
Mia sorella lo è da quando, incontrateci alle elementare abbiamo deciso così. E non c’è stato nulla da fare.
No non è la mia migliore amica, è proprio mia sorella. La differenza tra un amica e una sorella è che se con l’amica non vado più d’accordo o cresciamo in direzioni differenti potremmo perderci e non rivederci più, la sorella non te la levi dalle palle nemmeno se gli bruci la casa. Rimane sempre tua sorella.
Questa sorella per amor di privacy la chiameremo T.

Ecco, siamo io, mia sorella e la sua fidanzata che sorseggiamo cocktail al baracchino della spiaggia di M’Pai bai, sull’isoletta di Koh Rong Samloem e T mi fa:
- Hai qualche vestito dietro? Tipo magari bianco?
- Che cazzo dici? Quando mai ho avuto un vestito bianco? - rispondo io con il turpiloquio che si riserva alle sorelle.
- Va beh non bianco, ma qualcosa di carino.. - rincara T
- No ovviamente no. Perché? - rispondo io insospettendomi
- No nulla. - risponde vaga T
- No nulla No, dimmi perché? - comincio a capire che c’è qualcosa sotto.
Sospiro seccata e la richiamo alla disciplina utilizzando il suo nome e cognome per intero, qualcosa tipo Trudocilda Pautasia Maria Tarzanella, nome ovviamente di fantasia ma che suona fantastico associato alla sua faccia. Mi servono ancora 3 minuti buoni di contrattazione per raggiungere la quota di ingiurie che la convince a parlare: Per riuscire a farsi dare tre settimane di ferie a lavoro ha detto alla sua capa che doveva assolutamente andare in Cambogia per il matrimonio di sua sorella. Cioè io.
Scoppio a ridere e lei ride con me ma la risata non coinvolge gli occhi che rimangono allerta scrutando il mio volto.
C’è dell’altro. “ ...e quindi dobbiamo fare qualche foto per renderlo credibile...” aggiunge giocando distrattamente con il bicchiere. Mi fermo un attimo, il sorriso mi si spegne. “ ha detto che vuole vedere le foto…” aggiunge in risposta al mio sguardo sgomento “se scopre che ho mentito mi licenzia…” la mente mi si affolla di imprecazioni “ e me lo dici tre giorni prima della fine del viaggio?” riesco a formulare dopo qualche esitazione.

Sono necessarie svariate e molto colorite imprecazioni e qualche altro gin tonic per digerire la cosa e altri due o tre per mettere assieme le idee; bando alle ciance c'è da organizzare un matrimonio.
Il piano è di trovare qualcuno disposto ad inscenare un matrimonio per noi.
Il piano fallisce nel giro di due gin tonic, perché non ha assolutamente senso.
Il piano B consiste nel bere un altro gin tonic.
il piano C consiste in farmi sposare qualcuno a caso, sposare per finta, a caso davvero perché nella piccola baia c’è un villaggio solo e noi non conosciamo nessuno.
Qui a parte i locali ci sono solo un manipolo di backpackers e turisti che vanno e vengono e un gruppo ristretto di barang (bianchi) che invece vivono e lavorano nei vari ostelli e bar.
I locali li escludo immediatamente, le donne cambogiane son famose per essere ferocemente gelose, e non voglio ritrovarmi BongSrey in agguato sotto il letto a castello pronta a tagliarmi la gola perché per errore ho parlato di matrimonio con il Bong sbagliato.
Abbiamo bisogno di qualcuno che sia in grado di capire perfettamente e integralmente la situazione; e visto che il nostro inglese non è così avanzato il rischio di incomprensione è altissimo.
C’è un tizio italiano sull’isola, gira con un cavallo che porta sempre a fare il bagno e ha un piccolo resort di un paio di bungalow dall’altra parte della spiaggia.
Perfetto, ha un cavallo, è il mio finto marito ideale.

Forte della ingente quantità di gin tonic che balla la conga nel mio sistema venoso mi avvio risoluta verso il resort. Due casette di legno che ricordano vagamente delle baite sono divise da un prato con un piccolo sentierino di rocce dalle forme irregolari, tra loro cartelli e addobbi ricavati da conchiglie e legno sbiancato dal sale e dal sole. Salgo le piccole scale che portano alla veranda di quella che sembra la reception del resort, pinne e boccagli sono ad asciugare e una tenda di perline scure oscilla al vento davanti ad una porta chiusa. Chiamo dapprima con voce timida e poi più forte, nessuna risposta arriva ma sento il rumore di passi e mi sporgo a lato della veranda per vedere chi c’è. Una grossa capra marrone mi guarda inclinando la testa, gli occhi gialli e le pupille rettangolari fissi su di me “ Mbheeeeeeee” mi urla un po’ scocciata. È intenta a ciucciare le stringhe di cuoio che pendono da una sella americana. “ci sei solo tu qui?” le chiedo gentilmente. Lei si agita e molto infastidita gira i tacchi e se ne va lasciando numerose palline marroni dietro di se. “Cafona” commento tornando verso la veranda, scendo le scale pensando che, tutto sommato T e il suo stupido matrimonio non sono un mio problema, “ ...è una ragazza sveglia e troverà un altro lavoro” concludo scrollando le spalle.
Mi fermo un attimo a guardare il mare a pochi metri da me, la marea si sta abbassando e le due amache appese sopra l’acqua ora oscillano sopra una distesa di sabbia umida. Un profumo di erba bruciata mi sfiora le narici, mi guardo attorno per cercarne la provenienza e vedo dei piedi appoggiati sopra la balaustra della seconda casetta, un’altra nuvola di fumo bianco fluttua via dalla penombra della veranda. Sospiro, so che se non avessi trovato nessuno mi sarei sentita autorizzata a gettare la spugna, ma visto che quei piedi sono molto probabilmente attaccati a delle gambe e le gambe ad un umano significa che la capra non è l’unica impiegata del resort. “Sei italiano?” “si” “bene, ti sto per fare una domanda strana…”.

Il cielo è color violetta e sfuma leggero verso il sole che nascosto dietro la montagna regala bagliori arancio all’isola di fronte alla baia, Cooper cammina sulla spiaggia lasciando orme di mezza luna dietro a se, Mimmo lo conduce dalle briglie e io gli sto sulle spalle tenendomi salda alla criniera. Abbiamo attraversato l’intera spiaggia, attirando gli sguardi di tutti. Non ho trovato un vestito bianco ma due ragazze che lavorano in un ostello mi hanno prestato una gonna pareo cambogiana e una maglietta bianca. Cooper ha tre palloncini rosso bianco e verde attaccati al posteriore e dietro di noi cammina un corteo che si è ingrandito man mano che avanzavamo.
La notizia del matrimonio al tramonto si è sparsa così in fretta da non crederci, e quella stessa mattina mentre facevamo colazione la ragazza del bar ci ha chiesto se venivamo anche noi al matrimonio, “certo che ci vengo, è il mio di matrimonio!” le ho risposto.
Il mare ondeggia quieto e il mio futuro falso marito mi aspetta sorridente a piedi nudi sulla spiaggia, una camicia di lino bianca e i capelli scombinati dal vento. Dietro di lui una piattaforma di legno invecchiato dall’aria salmastra e il nostro cerimoniere, un norvegese con il cranio tatuato e la barba lunga, e tutto attorno una piccola folla vestita a festa.
La cerimonia è breve ma toccante e con splendide parole siamo allo scambio degli anelli, di cipolla fritti, e “Con il potere conferitomi dall’universo, vi dichiaro marito e moglie”.

Ed è così che mi son sposata con un ragazzo di Prato conosciuto un giorno e mezzo prima, cavalcando a pelo su un cavallo di nome Cooper, su una spiaggia al tramonto in un’isoletta della Cambogia.

 Tutto questo perché mia sorella non sa inventare scuse migliori.

Poi c’è stata una festa e tante felicitazoni di gente che non capiva e che probabilmente ha pensato che fossimo tutti scemi, e una capa che del matrimonio si è scordata e non ha nemmeno chiesto di vedere le foto.