Polli d'albero e rice wine – capitolo 2 KTV



Mr Peou alla guida sulla strada scura. È un 30enne parecchio minuto e riesco a vedere la strada da sopra la sua testa, non ci sono luci ad illuminarla e l'odore di fumo riempie l'aria.
Si ferma davanti a una struttura di legno con un cancello in metallo
Thor e Tet sono già li, e ridono, come al solito.
Non sono sicura di avere idea di dove siamo, pensavo tornassimo a casa e invece Mr Peou sta discutendo con una delle signorine che è venuta ad accoglierci, interviene anche Tet, Mr Peou sembra arrabbiarsi, guardo Thor cercando spiegazioni. Mi dice con la sua solita calma “we wanna drink another beer, no problem”. Thor dice sempre “no problem” qualsiasi cosa tu gli dica.
“hanno visto voi, e vogliono farvi pagare il prezzo da bianchi” mi spiega veloce Mr Peou, irritato.
Dopo una contrattazione accesa entriamo.
Preferivo andare a casa, non sono abituata a svegliarmi alle 6 tutti i giorni.
Poi ho capito.
Non si tratta di bere una birra, come in un volgare pub. Siamo in Asia. Stronzi.
KTV !
Una casetta nel cortile dietro il locale ospita una stanza di circa 25mq con bagno e aria condizionata e divani e tavolini e proiettore e luci strobo e Karaoke!
Io e Thor ci guardiamo stupiti, basiti, impreparati.
Le signorine portano delle lattine di birra calda, con un secchiello di ghiaccio.
Si esatto. Lo fanno.
Delle verdure saltate e dei bicchieri spaiati, ormai sono in fase Fogna-post-sbronza, ingerisco tutto quello che mi danno, e le verdure piccantissime mi corrodono l'apparato digestivo.
Bevo la birra col ghiaccio.
Oh, paese che vai usanza che trovi.
Un susseguirsi di canzoni lamentose corredate di video con manzi/manze cambogiani dai volti rigorosamente sbiancati. I miei colleghi cantano che è una meraviglia, Tet cerca di convincere Thor a cantare con lui, ormai comunicano in un linguaggio tutto loro, ma le parole sono in khmer, e anche volendo le scritte che scorrono sullo schermo sono in un'altro alfabeto.
Ci convincono a cantare un pezzo, l'unico che troviamo in lingua conosciuta è Livin' la vida loca di Ricky Martin.
Non sto a descrivere l'ovvia e scontata pessima perfomance.
Non avevo idea che quel pezzo avesse tutte quelle parole.
Non parlo praticamente mai da quando sono arrivata, figuriamoci cantare.
Non ho il coraggio di guardare il telefono, saranno le 4 del mattino.
Il tempo in Cambogia scorre diversamente. Non sono nemmeno le 23.
La serata è finita come prevedibile con io e Thor che “chiacchieriamo” seduti fuori dalla stanza, bevendo birra calda e i miei colleghi dentro a cantare.
Fine