Le Rotonde di Khmerlasco


Oggi Mao mi ha detto “ c'è un concerto alla rotonda ci vieni con me e Dani? (entrambe mie colleghe khmer, sorelle di Tet) “
Scherzi? Andiamo in ciaBBatte e in motorino alle giostre, ovvio che ci vengo!
Tutto questo nell'enorme rotonda (enorme che ci stanno tutte le giostre i ristoranti e il palco dentro che manco le rotonde di Garlasco )
Appena arrivate parcheggiamo i motorini tra altri mille mila e andiamo in cerca di cibo.

Ci sono baracchini vari e in quello dove ci fermiamo fanno i noodle con le verdure, Mao ordina roba, io le dico di abbondare, che voglio provare tutto, anche quelle cose dai colori chimici che sono in vetrina.


Va detto che all'inizio rispettavo tutte le precauzioni del turista, non mangiare roba non cotta, evita il cibo di strada e i posti che non sono ultrapuliti, evita il ghiaccio, lavati i denti con l'acqua in bottiglia. Adesso magio ovunque, cucino senza lavare ossessivamente le pentole prima e dopo, amo il ghiaccio e mi lavo i denti con l'acqua del cesso (così per dire eh, mica davvero, che poi è la stessa)

Ci sediamo sulle piccole sedie al piccolo tavolino (hanno tutti arredi per nani) la sciura ci porta i noodle, espressamente chiesti non piccanti (សូមកុំហឹរ )
Bruciavano più del culo di una fenice, più dell'alito del demonio, più della bocca del vesuvio a ferragosto.
Piango lacrime di fuoco, le ragazze ridono di me, la sciura porta anche una ciotola dei non meglio identificati cosi con colori chimici in vetrina.


Ne porta una ciotola intera.
Non saprei dirvi cosa sono che sapore hanno, dopo aver mangiato il fuoco potevano essere deliziosi come saper di parastinchi sudato e non ne avrei sentito la differenza.
Do piuttosto nell'occhio, e attiro gli sguardi di tutti. Passano 3 poliziotti (spesso non hanno la divisa ma solo una felpa con scritto POLICE ) uno mi vede e si avvicina, parla con Mao in khmer, parlano di me, dopo un breve scambio si congeda accennando qualche parola d'inglese. 
Mao mi spiega che è venuto a chiedere chi sono e che ci faccio li, ad assicurarsi che tornassimo a casa presto e che facessimo attenzione, Mao sorridere e mi dice “western people are dangerous”, io le chiedo perchè e lei risponde “perchè la gente pensa che i bianchi abbiano un sacco di soldi quindi rischi di venire rapinato se vai in giro con loro.”, poi ride e mi confessa che secondo lei il poliziotto cercava solo una scusa per venirci a parlare.
Probabilmente sono l'unica barang nel raggio di chilometri.
(Barang significa francese, ma viene usato dai Cambo per indicare qualunque bianco)
La pelle bianca e il naso “lungo” sono il top dei canoni estetici cambogiani, anche gli occhi chiari sono apprezzati, ma più di tutto la pelle bianca, se fossi più minuta probabilmente sarei considerata bellissima, invece sono alta quanto un ragazzo cambogiano mediamente alto. Forse anche per questo mi guardano tutti, i bambini rimangono imbambolati e le vecchie mi additano, (non vi dico che effetto fa la mia Boss olandese di 1.90m)
Ci alziamo sazie senza finire tutto ciò che abbiamo ordinato, paghiamo i nostri 2 euro cad e facciamo un giro, ci sono bancarelle di cibo e ciabbatte, popcorn e uova, gelato e ravioli.
Ci sono le giostre e il tiro a segno con palloncini e freccette.

Tutto condito da musica costante che arriva da più lati; da un lato un palco enorme con musica pop cambogiana e una signorina davvero poco intonata che miagola nel microfono, dall'altra una specie di discoteca manda musica tamarra a un volume imbarazzante.
Nel mezzo ogni bancarella ha le sue casse e cassine da cui escono i più svariati suoni.







Ad una certa parte un remix osceno di Blue degli Eiffel65, che nemmeno nelle discoteche italiane nel 2000, mi esalto e lo dico a Mao, che sorride.
Non può capire l'epicità insita nel sentire un gruppo italiano della mia infanzia sparato a mille a una festa di paese in Cambogia. Ma siamo alle giostre, e alle giostre ogni mondo è paese.
Mangiamo un gelato e ci fermiamo davanti alla ruota panoramica; sembra piuttosto rudimentale il motore del trattore a cui è collegata la fa girare ad una velocità esagerata, facendo strillare i ragazzini mentre le gabbie-cabine oscillano pericolosamente.
Saliamo?
Saliamo! Dani è restia, ma non parla inglese, quindi non la ascolto mentre la trascino su. Il giostraio mi guarda come fossi la madonna, e gasato gira il suo volante-gira-giostre e ci fa' frullare per qualche minuto di stomaco sottosopra, ignorando le urla di Dani che aggrappata al mio braccio chiude gli occhi e impreca in khmer.
Adesso so come si dice “scopati da sola maledetta fracese”




Torniamo a casa presto, restiamo alla festa il tanto che basta a Dani per farsi passare la nausea.
Percorriamo la lunga strada in motorino, tra il denso fumo della fabbrica di mattoni e la volta stellata luminosa che fa capolino di tanto in tanto tra il fumo.