Moneyrat e l'immigrascion police 2 - straight to the border

Moneyrat e l'immigrascion police 2 - straight to the border

Per festeggiare il mio primo mese nel fantastico regno di Cambogia l'immigrascion police mi ha spedito una lettera, con scritto che se voglio rinnovare il visto devo uscire dal paese e rientrare, ovviamente in khmer.
Questo l'ho saputo il 23 novembre, il mio visto scadeva il 20.
E così eccomi qui, immigrata irregolare in viaggio verso il confine a nord.
Sono le 7 del mattino e io Moneyrat e Tet partiamo. Tet oggi è di riposo, e visto che non ha mai visto il confine, ha deciso di venire con noi.
La strada non è lunga, e in un paio di ore della guida spericolata di Moneyrat giungiamo alla "montagna" che divide la Cambogia dalla Thailandia. Il paesaggio è magnifico, e per quanto io mi sia ormai abituata non posso che godere della distesa verde intervallata da specchi di acqua punteggiati di ninfee e giacinti acquatici.
Il cielo limpido e tenue contrasta con la terra rossa. I campi e le risaie lasciano talvolta posto a capanne e palafitte in legno scuro, cani e polli girovagano liberi ai bordi della lunga strada asfaltata che porta a nord verso, Anlong Veng, e più in su fino a Choam.
il pickup ci porta vittorioso verso la frontiera, o "dusty shithole" come l'ha definita il mio boss.
Si tratta infatti di 4 container e qualche transenna, mezzo chilometro dietro a noi un aborto architettonico si staglia prepotente in cielo, è un casinò di dimensioni inopportune per il contesto rurale in cui si trova.
Avvio le pratiche per lasciare il paese, Moneyrat parla per me, sembra conoscere il funzionario, ridono e scherzano. Ma in questo paese se qualcuno ride non è per forza un buon segno.
Compilo qualche foglio e mi avvio a superare le transenne.
Sono in terra di nessuno per 11m
Dogana thailandese, compilo i fogli per entrare in Thailandia, il grumpy funzionario insiste che vuole l'indirizzo di dove starò in Thailandia, mi scappa da ridere e cerco di spiegargli che farò dietrofront non appena entrerò nel suo paese. Mi lascia andare con un permesso di un mese per la Thailandia, ci sto se è tanto 7 secondi, il tempo di guardarmi attorno e trovare il container con l'omino addetto alle uscite dal paese.
Ripercorro gli 11 m di terra di nessuno
Frontiera cambogiana.
Mi presento dallo stesso funzionario, uomo dalle sembianze di rospo, che ora beve un energy drink con Moneyrat (i cambogiani amano gli energy drink, come gli italiani amano il caffè).
Un altro quarto d'ora a compilare fogli e osservare un omino trafficare col mio futuro visto (omino uguale in tutto e per tutto al cinese di Matrix, il fabbricante di chiavi) che alla fine mi rilascia un visto valido sino al 25 febbraio.
Il confine, o meglio il Dusty shithole
Torniamo sul pickup, Tet ride, Tet ride quasi sempre, ma stavolta ride perché mi ha appena chiesto se mi sono divertita durante il mio viaggio in Thailandia.
Sorpassando il casinò Moneyrat rallenta che Tet vuole una foto, ma una voce ci distrae dall'insultare il brutto edificio. È il funzionario-rospo che con la sua divisa piena di lustrini ci insegue in motorino. Senza casco.
Ci fermiamo, confabulano in khmer, Moneyrat fa segno di dagli il mio passaporto, io gli chiedo con lo sguardo se ci sono problemi, lui risponde con un gesto della mano che potrebbe significare tutto.
Mi viene restituito il passaporto, si congedano e ripartiamo.
Sto un attimo in silenzio, Moneyrat si gira e ridendo mi dice che l'uomorospo aveva dimenticato di segnare il numero del mio visto.
Welcome back to Cambodia.