Natale mi mette una tristezza infinita,

Natale mi mette una tristezza infinita,
Da sempre. Tanto che alle superiori mi chiamavano "Il Grinch" (Annalisa Virduzzo ) perché cominciavo a bestemmiare non appena comparivano i primi addobbi.
Qui il natale non esiste, e senza di lui la tristezza che lo accompagna non è mai arrivata.
Hotel per occidentali sfoggiano gran decorazioni e alberi, renne di luminarie pascolano nei verdi prati davanti al grand hotel d'angkor e una casa di marzapane (o Cosí pare) è nella hall del Pavillon du indocine. 

Mentre il sole mi brucia la pelle e gli occhi, e il sudore mi appesantisce gli abiti guardo l'albero decorato davanti al Lucky mall.
Sembra sudare anche lui.
È strano, è come vedere un sordo con gli auricolari, o un cieco leggere il giornale.
È qualcosa che risulta anomala solo se hai l'informazione adeguata.
Il giorno della vigilia con la mia boss siamo andate a liberare un varano, facendo una bella scarpinata in montagna (vi racconterò anche questa) e poi la sera abbiamo fatto gli gnocchi fatti in casa (anche perché è l'unico modo di mangiarli) e sono venuti una bomba.
Il giorno di natale mi son svegliata felice, come non mi era mai capitato di fare.
Al lavoro saltellavo urlando marry christmas and happy birthday gesú, provocando le risate di tutti i miei colleghi khmer.
Finché non ho guardato il telefono tutto bene.
Da li in poi, abisso.
Auguri.
Foto di amici espatriati ritrovatisi a Milano.
Messaggi di amore e nostalgia.
La mia immensa e stupenda famiglia che si stringe e si schiaccia per entrare nell'inquadratura della camera.
La videochiamata con mamma.
Ho staccato il telefono.
Cenato con 3 birre e una tazza di ramen.
Guardato un film per scacciare i pensieri.
Ha funzionato.
I vostri auguri ve li faccio un altra volta.
Se fossi stata li avrei odiato il natale, qui ho fatto semplicemente finta di nulla.
Natale dimmerda,
Ma gnocchi fantastici.