Il fattaccio del frigorifero:

Si da il caso che stiamo in un posto dove non c'è energia elettrica. 
O meglio, non arriva dalla rete elettrica, ma da un sistema integrato generatore-pannelli solari.
Quindi ogni tanto salta la corrente, la batteria è scarica per il poco sole, o il generatore smette di funzionare etc (per un periodo per farlo partire la mattina bisognava staccare la batteria dell'auto e collegarcela).
Ovviamente questo impianto ha una portata massima, per esempio se i giardinieri (che sono anche i “costruttori”) stanno usando il flessibile e anche la pompa dell'acqua è in funzione basta accendere il bollitore della quarantena e salta tutto.
Oppure se qualcuno sta usando la smerigliatrice e si accende il bollitore in quarantena, salta tutto.
Oppure se stai usando solo il bollitore in quarantena, salta tutto.
In effetti quel bollitore crea un sacco di problemi.
In casa mia ci sono due frigoriferi.
Il mio (e della spagnola) e l'altro.
L'altro se lo dividono il fantasma e la scimmia.
La scimmia occupa poco spazio, ha solo il latte e il the. Il resto dello spazio è occupato da spazzatura e cibo semi muffito o ormai pietrificato.
Io non ci metto le mani nemmeno se mi pagano in quella nursery batterica, in quell'allevamento intensivo di botulino, in quella Chernobyl micotica.
Vado per prendere una banana e mi trovo a guadare un'enorme pozza d'acqua per giungere al frigorifero.
Merda; il frigo è rotto.
Il suo interno gocciola che nemmeno una grotta carsica, le mie verdure nuotano nel cassetto e il mio pane è più zuppa che pan bagnato.
L'enorme blocco di ghiaccio che per via dell'incuria di generazioni di volontari ha inghiottito il vano surgelatore si sta sciogliendo.
E lo sta facendo tutto sul mio cibo.
Comincio a spostare il frigorifero con l'idea di iniziare a ravanarci dentro per capire dove sia il problema.
Mi fermo.
Magari prima stacco la corrente, che mi pare una buona idea.
no.
Le prese giacciono a terra circondate da cadaveri di ragni e polvere.
CHI CAZZO
HA STACCATO
IL FRIGO?
Mi parte un embolo.
Vada per le formiche che ricoprono tutto e attaccano senza motivo, vada che basta lasciare una cosa qualsiasi intoccata per due giorni e qualche bestia ci va a fare la tana dentro, vada che qualunque superficie concava e liscia si riempie di cadaveri di invertebrati nel giro di mezza giornata
(perchè? Perchè devi venire a morire nella mia tazza?) vada che chiunque entra in casa usando bagno/lavandino/pentole/sticazzi, vada che non ho le pareti, vada che ho il bip bip del generatore costantemente nelle orecchie e vada pure che quella puzzona della scimmia strilli ogni volta che guardo nella sua direzione.
Ma il cibo NON me lo dovete toccare. MAI.
La domanda si fa spazio nella mia testa.
Chiccazzo ha staccato il frigorifero?
Riattacco la spina riproponendomi di chiedere in giro.
Pulisco il frigo riproponendomi di farlo senza bestemmiare.
Asciugo il pavimento, cercando in testa le parole più civili per chiedere una cosa simile.
Torno a lavorare, che la mia rilassante pausa pranzo è finita.
Il giorno seguente ormai pacificata mi appresto a farmi un golone di acqua gelida.
Le mie ciabatte fanno spalsh splash.
Il frigo è ancora circondato dall'acqua.
I miei occhi furibondi scattano sulla presa.
Staccato.
È tutto staccato.
Il mio firgo e quello della scimmia.
Da quante ore sarà staccato?
Quanta acqua ci sarà nelle mie verdure?
Quanti santi dovranno scendere dall'alto dei cieli per placare la mia ira?
Io lo so.
Lo so chi è stato.
Il coinquilino fantasma.
La mia mente iraconda si alterna tra ipotesi di conversazione civile e un'apocalisse di schiaffi.
Respira.
Che sia una rappresaglia della guerra della luce?
(per dettagli sull'aspro conflitto luminoso vedere post precedente)
respira.
Posso capire che ci serva energia e a volte staccare qualcosa è necessario.
Ma poi lo riattacchi.
Ma poi me lo dici.
Ma poi non esci a cena o parti per il weekend sbattendotene il cazzo se il mio cibo marcisce.
Urge una soluzione.
La mia ira non si placa col passare delle ore.
Forse è meglio chiedere alla coinquilina spagnola di parlargli al posto mio.
Io gli parlerei con i palmi delle mani.
Non c'è tempo; lo intercetto in una delle rare voragini spazio-temporali che si vengono a creare tra il mio universo e il suo:
“Hey fantasma hai staccato tu il frigorifero? Evita di farlo perchè mi marcisce il cibo” le parole mi escono precipitose, rotolano fuori incespicando.
Sorride, ma non in maniera benevola
“scusa non ti capisco”.
Ok. Il mio inglese fa schifo
“se ti mangio la testa pensi di capire meglio visto che sarai più vicino alle corde vocali?” una rabdopode-Ooligans scavalca la transenna e malmena il buon senso strillandomi nella mente.
Sorrido; ripeto
scandendo
le
parole
come
se
parlassi
con
un
demente.
Lui mi guarda con superiorità e scandisce piano “Ma DEVO farlo. Non c'è abbastanza energia, inoltre può stare senza problemi staccato per 4-5 ore al giorno.”
ha ragione, senza dubbio.
Ma vorrei vomitargli addosso una sequela di mille parole: emeritatestadicazzoAlmenodimmeloquandolofaiOppureriattaccalodopoLeSuddette3-4orePerchèTuinvecetenesbattilaminchiatantoTuelacazzodiScimmiaNonPulitemai
i denti mi si schiudono nel tentativo di vocalizzare un pensiero così complesso.
Lui sorride
si gira
e se ne va.
Chiudendosi in bagno.
Rimango sconfitta.
Frustrata.
Voglio spaccare qualcosa.
Apro una birra e mi sdraio sull'amaca.
Se la prima ha sedato la classe operaia per generazioni la seconda infonde immediatamente la serenità della nullafacenza.
Il suono di un'amaca che dondola all'ombra di un albero è un sussurro che enumera i dogmi dello sticazzi cosmico.
Attendo silente l'effetto benefico della combo birra+amaca

Non è abbastanza.
Le parole mi rotolano in bocca e non riesco a fermarle
Non sembra, ma in realtà sono una persona mite, che se può evita lo scontro.
(Ok diciamo che siamo in tante qua dentro, una di queste me è molto mite e evita lo scontro.)
quindi ingoio le parole rotolanti tra un sorso di birra e l'altro.
Tanto andranno entrambe ad affliggere il fegato.
Fortuna che.
Fortuna che uno dei miei compari preferiti ha litigato con il suo coinquilino, e una sequela di messaggi vocali su whatsapp di solidarietà reciproca hanno mitigato la mia ira e ripulito il mio fegato.
Fortuna che i miei amici litigano spesso con tutti  non smettete mai.