La storia del buio dopo il tramonto.


Per raccontarvi questa storia devo tornare in dietro fino al 2013, quando con delle amiche sono andata per la prima volta in Asia, in viaggio tra Thailandia e Cambogia.
Eravamo sull'isola Thailandese di Koh Tao, quando io e la mia socia, Diana decidiamo di salire fino in cima alla montagna che sovrasta l'isola.

Partiamo nel primo pomeriggio e sudate ma felici ci arrampichiamo su per il sentiero, facciamo amicizia con due Irlandesi dalla pelle color pomodoro. Al tempo mi preparavo a dovere per le escursioni del genere, scarpe da trekking, acqua, cappello.
Arriviamo in cima che la vista è mozzafiato, il sole si sta abbassando e si riflette scintillante sul mare azzurro infinito.
Una piccola capanna con delle amache ci invita a sdraiarci e godere del momento, ancora incredule di essere dall'altra parte del mondo.
Milano è così lontana che suscita quasi nostalgia.
Il sole comincia a tingersi di rosso e colorare le nuvole di un arancio porpora.
Ci guardiamo attorno rimaste sole, schernendo gli sciocchi che prima ci circondavano e adesso sono spariti perdendosi questo portentoso spettacolo.




Distogliamo gli occhi dall'orizzonte giusto in tempo per renderci conto che è buio.
Già.
Dopo che il sole tramonta. Non c'è luce.
No sole = no luce.
L'equazione sembra più che ovvia.
Ma non è così scontato per chi è cresciuto in un contesto urbano, dove lampioni e luci artificiali sopperiscono alla rotazione terrestre rendendo il passaggio tra giorno e notte poco incisivo.
Ovviamente non abbiamo una torcia.
Dico ovviamente perchè viste le precedenti riflessioni non eravamo preparate all'idea di buio.
Un buio che non è quello delle strade buie delle città, quelle in cui magari salta la luce in strada, ma dove puoi perfettamente distinguere ogni oggetto dell'ambiente che ti circonda.
Qui il buio è buio.
Se poi non c'è ancora la luna.
Sei fregato.
Fortunatamente la luna c'è e rendendoci conto del grossolano errore da noi commesso ci incamminiamo prima che il sole smetta di lambire coi suoi raggi questo lato della terra.
A passo lungo percorriamo il percorso a ritroso, ridendo e scherzando nervose coscienti della situazione in cui ci stiamo cacciando.
Dopo breve cominciamo a correre, non per paura ma per demenza, quell'energia primordiale che ti porta a correre quando sei in un bosco.
Oltre a quello, i velociraptor.
La giungla era simile gli scricchiolii e i versi che si dipanavano dalle fronde suggerivano lo stesso.
Vero, non siamo in un'isola lontano dalle coste del centro america, e nemmeno in un libro di Crichton.
Ma questo ci basta per urlare “Velociraptooooooor” e correre a rotta di collo giù per il sentiero immerso nell'oscurità.
Camminano di buona lena parlando tra di loro in una lingua che non ho il tempo di comprendere, visto che quando ci sentono arrivare si scostano allarmati; io e Diana gli schizziamo a davanti senza smettere di urlare “ruuuuuunnnn velociraptooooorrr”.
Non ci siamo fermati a vedere la loro reazione, abbiamo continuato a correre fino a che le risate non ci hanno spezzato il fiato e abbiamo dovuto rallentare.
Tra le risa e la demenza avanziamo spavalde nella notte, quel poco di luce rimasta sta scemando velocemente e la luna che filtra tra le fronde muove le ombre e confonde gli occhi.

I nostri piedi calcano pesanti il sentiero dove un fitto intreccio di radici ingannatrici prova renderci zoppe.
Una in particolare ha quasi raggiunto il suo scopo: poso il piede a fianco ad una delle tante tortuose appendici, che si innalza rabbiosa e sibilante e scatta nuovamente in avanti puntando al mio stinco.
Balzo in dietro come una molla, andando a cozzare contro la mia socia, rimaniamo entrambe congelate a fissare quella bestia, evidentemente non una radice, che ci inveisce contro irosa.
È solo un attimo, il tempo di rimetterci al nostro posto e poi strisciare via nella notte.
Cominciamo ad urlare ed ad agitarci finchè preso il coraggio a due mani non avanziamo lente lente tenendoci a vicenda e sobbalzando spaventate ad ogni radice.
Abbiamo fatto la prima metà del percorso in 10 minuti, la restante in 30.
la storia si conclude al meglio, siamo tornate all'ostello sane e salve e con due nuove lezioni in saccoccia.
Dopo il tramonto diventa buio.
Non fare incazzare le radici.

Fine