scrostare frigoriferi... chainsaw!

In quarantena ci sono due piccole stanze, la prima è la “vet room” ossia la stanza dove la Vet visita pazienti, la seconda è la “Lab room” cioè il laboratorio d'analisi.
Stanza sterile e luminosa fornita delle più efficaci attrezzature d'avanguardia.
No.
Trattasi di un buio stanzino muffolento che puzza di grotta, tanto che una cospicua comunità di rane l'ha scelto come propria dimora.
A parte due macchine che si possono considerare degli ultimi decenni (frulla-merda e incubatrice per germi) l'attrezzatura del laboratorio consiste in una coppia di microscopi del 15-18 con i quali non riusciresti a trovare un globulo rosso in una goccia di sangue talmente le lenti sono rovinate, un bollitore che quando lo accendi salta la corrente in tutto il centro, una vaschetta con del disinfettante (una versione fai da te di una sterilizzatrice), il minibar della merda e un grosso freezer a pozzetto con dei graziosi fiori disegnati sopra.
I graziosi fiori disegnati sopra sono di serie, non penso che il designer di freezer che li ha immaginati si rendesse conto che i freezer sono spessi pieni di cadaveri.
Il nostro lo è.
Anche il tuo probabilmente (chiamala pure carne se ti puzza di meno. Ma l'è istess.)
Una delle operazioni più epiche a cui ho preso parte durante la mia permanenza qui è stata la ristrutturazione del Lab. Operazione che è durata almeno un paio di settimane e che ha permesso a me e Vet di inalare cospicue quantità di agenti chimici durante la riverniciatura.
Ma questa è un'altra storia.
Questa è la storia del magico momento in cui Vet e la Boss hanno deciso di sbrinare il suddetto freezer.
Aprire quel sarcofago gelato ha portato alla luce una irregolare lastra di sacchi neri congelati, saldati gli uni agli altri da indissolubili ponti di ghiaccio.
Cominciamo a scavare identificando le varie bestie incastonatevi dentro.
Alcune posseggono un foglietto con data, specie e codice identificativo, altri sono in buste di plastica trasparente con scarabocchiate sopra informazioni indecifrabili. Altri ancora sono così grossi da richiedere lo sforzo di tutte e tre per essere estratti dal loro sarcofago di ghiaccio.
Uno in particolare desta la nostra attenzione, un sacco nero così grosso che potrebbe agilmente contenere un cristiano.
La data scarabocchiata sullo scotch risale a più di 4 anni fa.
Nessuna di noi era presente all'epoca.
Ci guardiamo incuriosite.
Sarà quel volontario sparito nel nulla qualche anno fa?
(in effetti qualche giorno prima una scarpa da tennis è comparsa dagli scavi nel recinto dei marabù)
È incastrato tra un muntjak e un adjutant, il cui becco ha bucato la busta e ha formato un tutt'uno con la parete di ghiaccio solido.
Ci impegniamo per una mezz'ora buona per vincere la coltre di gelo che immobilizza il primo sacco; i 36 gradi Celsius del mondo esterno sono lontani in questo stanzino ormai pieno di buste fumanti di freddo. Le abbiamo divise in 3 categorie: da ricongelare, da amputare, da bruciare.
Le prime sono quelle che ancora necessitano di necropsia, prelievo di campioni, o di essere spediti a qualcun altro.
Le seconde sono quelle che possono essere eliminate, ma parti di esse possono arricchire la collezione del Education center, come qualche teschio, corno o carapace.
La terza categoria è quella che finirà il più presto possibile nella grossa pira che a una 20 di metri dalla quarantena brucia i nostri rifiuti.
Dopo diversi sforzi riusciamo a liberare il sacco del cristiano.
Il primo tentativo di sollevarlo provoca un gemito di dolore alla Boss.
Probabilmente contiene più di un cristiano.
Mi avvicino spavalda e afferrando la busta con una mano sola strattono quel tanto che basta a non muoverlo di un millimetro, ma a lasciarci il legamento della spalla.
Probabilmente contiene più di un cristiano e sono tutti belli pasciuti.
Il terzo tentativo vede gli sforzi congiunti miei della Vet e della Boss, liberiamo il mostro delle adesioni glaciali rimanenti e senza poco sforzo lo solleviamo oltre l'altezza del pozzetto per poi appoggiarlo abbastanza delicatamente a terra.
Dico abbastanza delicatamente perchè il rumore che ha prodotto a contatto con il pavimento mi ha fatto rizzare i peli sulla nuca.
Avete presente quando nei cartoni animati qualcuno viene congelato e poi si spacca in mille frammenti?
Ecco un suono simile.
La busta nera scricchiolante giace in mezzo a noi, spirali di fumo si spandono a terra andando a infoltire la coltre già prodotta dalle buste.
Il frinio delle cicale satura la sudata aria esterna, nel nostro stanzino in penombra un silenzio concentrato si avvicina alla busta.
Piccole squame regolari incrostate di ghiaccio, un paio di dita grassocce terminate da artigli neri e affilati, odore di qualcosa che non profumava nemmeno da vivo.
Si tratta di un Varano, (Varanus salvator) di dimensioni sconcertanti, o almeno lo è per me.
La Vet sorride; “Lo apriamo?”
reagisco come se mi avessero offerto un mazzo di gelati.
E chi mi conosce sa come reagirei se mi offrissero un mazzo di gelati.


Poniamo il mostro da parte e trasportiamo il frigo fuori, con picconi da scalata alpina e scalpelli iniziamo a sbrinarlo.
In realtà si trattava di una mannaia arrugginita e un mattone.
Ma fingiamo di essere attrezzatissime per questo lavoro.
Freddo alle dita
Caldo ai piedi
Sudore sulla fronte
Gomiti congelati
La scarsità di attrezzi ci porta a suddividere i compiti, mentre io e la Vet combattiamo con il gelo la Boss scarta i regali del ghiaccio e arrivata al Muntjak decide di tenerne il teschio per l' Education center.
I muntjak sono piccoli ungulati, piccoli cervi per intenderci.
Questo è congelato tutto appallottolato e per un paio di minuti la Boss lo rigira cercando il modo più comodo per mozzargli la testa senza troppo sforzo (visto che la suddetta mannaia arrugginita è l'unico attrezzo disponibile)
Io sono alla fase dello scongelamento in cui un due dita di acqua zozza perseverano sul fondo del frigorifero, mi immergo a sfregare il fondo, a prelevarne un poco.
Emergo e la Vet e la Boss si stanno consultando:
“se lo giri così è meglio”
mi immergo
riemergo
“ma no, c'è la zampa che copre il collo”
mi immergo
riemergo
“se avessimo un coltello più grosso”
mi immergo
riemergo
“se tu lo tieni così io do un colpo secco”
mi immergo
riemergo
“aspetta tieni dalle corna, che sennò scivola”
mi immergo
idea
riemergo urlando “chainsaw!!” (motosega)
mi guardano
ridono
no.
mi immergo
riemergo
“se tagliassimo le zampe prima?”
“Chainsawwww!!”
mi immergo
riemergo
“vuoi salvare anche parte della colonna vertebrale o solo il cranio?”
“chainsaw!”
mi immergo
riemergo
“chainsaw!”
mi arriva un pezzo di ghiaccio aromatizzato al muntjak ad altezza testa, mi immergo schivandolo.
“ chainsaw ...” mugolo dal fondo del pozzetto.
Quando riemergo le ragazze hanno fermato uno dei giardinieri, quello con la faccia losca, e indicandogli prima il coltello e poi il muntjak gli hanno chiesto aiuto.
Lui ha sorriso.
“grigliata stasera?” ha pensato, e si è messo lesto a macellare l'animale, come evidentemente aveva già fatto in precedenza.
La Boss lo ferma prima che finisca di staccare la prima zampa, facendogli segno di tagliare solo la testa.
Il giardiniere basito la guarda, con una scrollata di spalle obbedisce e con 3 colpi netti la testa è rotola su un lato.
Si congeda dubbioso e torna al lavoro, “che strani questi Barang”.
Ora che il lavoro è terminato è ora del piacere.
Io e la Vet trasportiamo il bestione fuori, sul frigorifero appena finito di scongelare. Il tavolo per le necropsia è troppo piccolo per ospitarla, non che il frigo sia abbastanza grande.
Infatti la maggior parte della coda del mostro penzola dal frigo e prosegue a terra per più di un metro.
Lo apriamo, il bisturi necessita di passare più volte per tagliare la coriacea pelle della bestia, dentro è una zuppa di rettile invecchiata 4 anni in un freezer.
Nessuna possibilità di definire la causa della morte dato che i tessuti sono del tutto andati.
Ma non è per questo che lo abbiamo aperto.
Quando ti ricapita di aprire un Varano di 3 metri?
CHAINSAW!