Quebackpackers – ovvero banane con l'uovo e valium


Da Shianoukville al confine Vietnamita sono circa 5 ore, che con le tempistiche cambogiane diventano tranquillamente 7. sono le 6.15 del mattino quando un minivan scassato mi viene a prendere davanti all'ostello e funge da letto scomodo e sobbalzante sino a Châu Đốc. La routine la conosco, qualche parola abbozzata in cambogiano e un paio di timbrini e sono autorizzata a lasciare il paese, percorro quelli che sono i 200 metri di terra di nessuno sino al casello di entrata vietnamita, sormontato da un'imponente porta con falce e martello nella gloriosa stella rossa. Qui un annoiatissimo addetto mi grugnisce in inglese di compilare un modulo con una serie di domande quali “hai contratto malattie infettive quali: rabbia, febbre gialla, tubercolosi etc.. negli ultimi 20 giorni?” oppure “sei stata a contatto con persone malate o morenti o morte negli ultimi 20 giorni?” barro tutte le caselle “No” e riconsegno il foglio, il grugno ghigna e mi informa che sono 3 dollari per la procedura. Glieli do, consapevole che “la procedura” consiste nel prendere il foglio e metterlo in un cassetto.
Il Vietnam non richiede visto se è la prima volta che entri, così un paio di timbri ed è fatta; sorrido e saluto ma il militare dietro il vetro mi blocca. “dovresti stare più a lungo nel nostro paese ” dice. Sorrido “si, tornerò a visitarlo di certo!” ingenua.
“no, intendo che devi stare qui”
“in che senso?”
“nel senso che devi aspettare 30 minuti prima di tornare in Cambogia. Non puoi tornare ora”
mi avevano avvertito che ogni tanto si inventano regole, a volte sono 24 ore, a volte 6. a me è andata bene, solo 30 minuti.
Mi siedo e aspetto.
Un ragazzino cambogiano che era nel minivan con me si avvicina:
“cosa fai?” “ha detto che devo aspettare..”
“no, non devi, devi solo dargli 5 dollari e puoi tornare indietro”
“beh sono solo 30 minuti, posso aspettare (inutile presa di posizione contro la corruzione)”
“ora sono 30 minuti, tra 30 minuti saranno 2 ore; e intanto il minivan parte.”
ok fuck, c'ho provato.
Tieni 'sti 5 dollari e vaffanculo.
Torno indietro, ripago i miei 35 dollari di visto al governo cambogiano e risalgo sul minivan.
Altre 5-6 ore di sobbalzante pisolino (ormai sono abituata e dormirei anche su un cavallo al galoppo) e
arrivo in ostello che sono le 6 di sera circa, sono stata seduta tutto il giorno e sono così piena di energie che dimentico la mia timidezza e odio per gli altri. La mia camera di ostello è un tugurio iper refrigerato con 2 letti a castello per lato, di quelli a nicchia con tendine chiudibili.
Entrando incrocio due ragazzi, gli stessi a cui la sera prima ho scroccato una sigaretta:
“hey avete programmi per la serata?”
si guardano imbarazzati
( ok, ho detto qualcosa di strano? Ho qualcosa in faccia? Forse sono troppo piccoli e sto facendo la figura della maniaca? Nella mia testa ho 17 anni ma magari ne dimostro 40, vaffanculo alla socialità, checcazzo sto facendo?! )
“no, cioè si, pensavamo di andare a questo posto sulla spiaggia.. un posto psichedelico di hippie..”
“ah wow, sembra bello, posso unirmi a voi?”
si guardano ancora una volta, con gli occhi sgranati, come se un'orca avesse chiesto ad un banco di tonni di uscire con loro.
Sto per mandarli entrambi a fanculo, non mi piace sentirmi “inadeguata”.
Il più alto dei due si disciula e sorridendo entusiasta mi dice “si certo, è un posto dove la festa inizia presto, volevamo andare verso le 7... quindi”.
Ok è fatta, magari è una cazzata, ma mal che vada me ne torno a dormire.
Faccio una doccia seduta sul cesso (il bagno non è un granché grande) e la pressione dell'acqua è così bassa che sarebbe stato più utile lavarsi con il contagocce.
Quando esco sono entrambi già pronti, ci incamminiamo e dopo le prime imbarazzate domande cominciamo ad ingranare.
“qui fanno delle crepes buonissime”
“okay , consigliami la più buona”
lo spilungone con certezza assoluta afferma “la più buona è quella con le banane e l'uovo ovviamente!”
scoppio a ridere, di brutto.
Banane e uovo? MACCHECCAZZO DICI?
Parentesi. Noi italiani abbiamo un problema col cibo. Ci sono certe cose che NON sono accettabili, come mischiare pesce e carne, o carne e frutti di mare, o il dolce col il salato (pizza con l'ananas? Checcazzo di problemi avete?) c'è una sottile linea che separa la “schifezza assoluta” e “l'interessante accostamento” e spesso a tracciarla è la complessità del piatto e della presentazione.
Ma andiamo avanti.
Banane con l'uovo.
Finisco di ridere che mi stanno entrambi fissando.
Okay.
Proviamo.
Dopo aver messo l'impasto della crepes sulla piastra taglia veloce come un ninja la banana, e altrettanto veloce ci spiattella un uovo intero dentro, un paio di pieghe e un chilo di glassa di zucchero sopra e me la rifila.
La guardo con sospetto.
Come se un gusto spiacevole potesse attaccarmi alla gola e causarmi un'improvvisa e dolorosa morte.
Non accade.
Ma per essere sicura aspetto che i due assaggino la propria.
Non dico che fosse buona, ma nemmeno cattiva. L'uovo non si sentiva, diciamo tra la banana e lo zucchero rimaneva poco spazio per altri sapori.
Ci incamminiamo verso la lunga spiaggia di Otres, i miei due compari sono Canadesi, del Quèbec, hanno 19 e 20 anni, e stanno facendo il grande viaggio del dopo liceo.
Per rispetto della loro privacy li chiameremo Giuseppina (lo spilungone) e Hooligan (quello con la faccia da hooligan), per comodità Giusy e Hool.
Parlano tra loro in Québécois (il francese parlato dalle loro parti, che per chi non lo sapesse è un mix strano tra Francese antico con molti termini in inglese, o almeno così parlano loro)
La mia insegnante di Francese alle elementari era una frana, di origini egiziane. La poveretta non era in grado di tenerci al banco per più di 3 secondi.
Non eravamo una classe semplice, ma come scoprii anni dopo “siete la classe peggiore della scuola” lo dicevano a tutte le classi.
Il che è un peccato, perchè ne andavamo molto fieri.
Questo era per dirvi che non parlo francese, ma ore e ore di ascolto passivo qualcosa nel mio cranio lo hanno lasciato.
Confabulano tra loro, fino a che Giusy tira fuori una tavoletta di pastiglie e sorridendo me ne offre una “Valium?” lo guardo sorpresa e ridendo rifiuto, se ne calano una a testa, “ho anche dello Xanax se vuoi! ” rifiuto anche a sto giro, non è il tipo di cose che mi piacciono, anche perchè più che renderti lento e poco ricettivo non fanno, che senso ha? Se proprio devo drogarmi che sia qualcosa di mistico e fantastico, che mi faccia cavalcare su draghi fatti di pinne di squalo laccate o perlomeno vedere la Madonna che surfa con Vladimir Putin.
Senza apparizione Mariana non ne vale la pena.
In Cambogia non esistono le prescrizione mediche, e le farmacie ti vendono semplicemente tutto, dagli insetticidi con i quali puoi avvelenare un'intera falda acquifera, agli psicofarmaci più pesanti, passando per varie sostanze che in Italia sono illegali da anni.
Giusy e Hool lo hanno scoperto da poco, e ne sono entusiasti.
Il posto dove ci stiamo dirigendo è uno di quei posti che ha fatto la sua fortuna sull'amore per le droghe degli occidentali, sulla musica goa trans e sui nostalgici degli anni 60.
è un semplice bar sulla spiaggia ma ha una DJ che suona e luci strobo e dipinti psichedelici. Il bar presenta un menù con svariati giochi di parole con nomi di droghe (che in realtà sono solo cocktail) e una porticina illuminata da un UV da accesso a una stanza che vende cartine, bong e tutti i supply da buon drogato, e un bancone dal quale puoi ordinare qualsivoglia tipo di droghe, che per un prezzo esagerato ti verranno recapitate in breve tempo.
(come mi hanno detto in seguito la disponibilità di droghe qui in Cambogia è abbastanza limitata a oppioidi, erba pessima e cocaina che in realtà è crystal meth).
Bevo un paio di cocktail chiacchierando con i Giusy e Hool, perlopiù ci raccontiamo cose dai rispettivi paesi, è sempre strano confrontarsi con qualcuno che vive dall'altra parte del mondo.
Ho un altro amico del Quebec, conosciuto qualche estate fa a Milano, era di passaggio per qualche giorno, e con i miei compari Blackbird and Jak abbiamo messo su una band, siamo diventati famosi in tutto il mondo, abbiamo avuto la crisi della notorietà, ci siamo sciolti e abbiamo fatto una gloriosa reunion, e tutto questo in una sola notte (lunga vita ai Chiara and the chainsmokers, la migliore band del mondo).
Con questo amico ho trovato una marea di cose in comune, dai fumetti ai telefilm, alle citazioni improvvise da nerd alle preferenze in fatto di cibo.
Con Hool e Giusy ho scoperto che gli adolescenti di tutto il mondo passano il tempo al parchetto, a cazzeggiare sulle panchine. Come effettivamente ho fatto per la maggior parte della mia adolescenza, e come ancora alcuni miei amici a Milano fanno (si ragà, a 30 anni l'adolescenza è passata da mo).
Ma torniamo al bar psichedelico.
Sono così presa dalla mia conversazione più mentale che effettiva, che mi rendo conto solo dopo un po' che Hool si è addormentato sulla sdraio, in effetti sono già le 11.30, e dopo un valium e un mojito è ora della nanna.
La lunga strada del ritorno ci fa venire fame, e un ristorante di strada ci ospita per lo spuntino di mezzanotte.
Piccantissimi noodle alle verdure e una birra, poi ci rintaniamo in ostello a giocare a biliardo.
Giusy mi racconta di come la sera prima, in quello stesso ostello sono stati abbordati da una prostituta filippina 40enne che ha cercato insistentemente di convincerli ad usufruire dei suoi servigi, per poi andarsene con un altro cliente.
Mi squilla il telefono, chiamata whatsapp, rispondo.
“amica che cosa stai facendo ?!” con lo stesso tono allarmato di chi parla con qualcuno appeso ad un cornicione.
È la mia amica lemure, amica amica, lemure lemure.
Il mio cellulare è impazzito e ha deciso di inoltrare a svariate decine di miei contatti un audio delirante mandatomi dalla Amica lemure.
Panico.
Mandato a parenti, ex datori di lavoro, ex fidanzati, gruppi vari.
Chiedo scusa pure in cinese , cancello quello che non è ancora stato ascoltato e stacco la batteria al telefono.
Chissà che pensa la gente di me quando riceve audio che parlano di teorie lombrosiane del cazzo e enciclopedie utili.