tornare.



L'aereo decolla e le nuvole dense non mi permettono di salutare Tokyo dall'alto, dormo scomoda e incastrata, un senso di normalità permea l'aereo, come se fosse il posto esatto dove avrei dovuto trovarmi il 15 giugno del 2018.
Arrivo a Bangkok che non ho idea di che ora sia e di quanto tempo io abbia passato incastrata.
Bangkok.
É talmente poca la voglia di trovarmi qui che sono riluttante a scendere dall'aereo.
La voglia
C'è qualcosa di sinistro nel percepire che il passato sta passando esattamente in questo momento.
Il gioco dei fusi orari mi scompiglia la testa, mangio qualcosa e mi trascino al gate, gli ultimi tre mesi li ho passati a cambiare tana ogni 2 giorni, che nemmeno un latitante.
Ho percorso così tanti km e visto così tante cose nuove che il mio cervello non ha avuto tempo di rendersi conto, e il nuovo è diventato normale, come un istruttore di paracadutismo stanco dell'entusiasmo dei novelli.
Il mio aereo non è ancora in cartellone, strano, dovrebbe decollare tra meno di un ora.
Aspetto o mi preoccupo?
mi è capitato in passato di sbagliare orario
mi è capitato in passato anche di sbagliare aeroporto
No.
non sono io che ho sbagliato.
Maledetto fuso orario.
Ancora tre ore di attesa.
La sensazione di non essere a casa si scontra con quella di stare tornando a casa.
A casa in Cambogia.
Mi fa strano pensarlo ma "casa" non è mai stata una sensazione così vaga come ora.
"Il volo BLABLA666 partirà con un ritardo di 1 ora" impreco in svariate lingue.
Mi sembra di essere qui da una vita. E con "qui" intendo ad aspettare autobus che non esistono, treni che non partono e aerei che ritardano. Una miriade di flashback di me che sbuffo ferma a qualche fermata, stazione, metro,aeroporto, stradina sperduta.
aspettando.
Che poi stiamo tutti aspettando la morte, la differenza sta in cosa fai nell'attesa.
Il volo dura il tempo di farmi prendere dall'ansia del tornare tra il caos la polvere gli insetti l'acqua fredda i temporali la corrente elettrica a singhiozzi.
Ma ci voglio tornare davvero in Cambogia?

Mr. Hen sfreccia via ogni dubbio mentre mi lascio alle spalle l'areoporto di Siam Reap seduta sul suo tuk tuk.
Non posso fare a meno di sorridere.
Si, ci volevo tornare si.
Frenetici due giorni al centro, faticoso riprendere a parlare inglese dopo quasi due mesi di convivenza con gufatto (non so dirvi se miagoliamo, buboliamo o procioniamo... in ogni caso non è inglese) un'invasione di termiti volanti con conseguente invasione di dolorosissime formiche nere mi accoglie, bentornata!
Nemmeno mi sistemo che son già sul minivan che in 5 ore di conversazione incomprensibile col mio nuovo capo mi porta alla mia nuova avventura.
Nuova città
Nuova casa
Nuovo lavoro.
Sperem.