Gin tonic e unicorni - Natale 2019


    Solo quattro giorni, ma sembrano una benedizione dopo quattro settimane di fila senza un giorno libero.
    Io e Cobraman abbiamo preso una stanza nel nostro hotel preferito, di solito cambiamo hotel ogni volta che andiamo in città, così tanto per vederli tutti. Ma stavolta abbiamo scelto quello con poche stanze, tutte attorno alla piscina con il bar in mezzo, e il bancone con gli sgabelli sommersi.
    Appena arrivati in città andiamo a bere qualcosa prima di andare a cena, solo che poi ordiniamo delle patatine fritte e la cena si trasforma della quarta pinta di birra gelata. Ci spostiamo da Long per una quantità immorale di gin tonic per poi strisciare verso casa non prima di essere passati al mini market a prendere una boccia di gin e della tonica con l'intenzione di continuare a bere in piscina, o nella vasca da bagno.
    L'indomani mi sveglio di buon umore nonostante il mal di testa, dopo le sbronze di superalcolici ho sempre una fame nera, e voglio cibo spazzatura unto e grasso. Cobraman non accenna a volersi alzare, mugola qualcosa da sotto il cuscino dove si è nascosto appena ho aperto la portafinestra, scuoto la testa deridendolo e poi esco a caccia di qualcosa di grasso da mangiare. Torno svariate ore dopo con dei tacos per cobraman che è ancora a letto con un mal di testa “esplosivo” a suo dire. Lo chiamo “vecchio” e lo derido, di solito ha una buona resilienza ai doposbronza, d'altro canto è inglese e anche se non è più un giovanotto è culturalmente e geneticamente allenato a gestire un alcolismo funzionale. La mattina dopo è peggio della precedente, Cobraman lamenta dolori e mal di testa ininterrotto, mi insospettisco ma non smetto di dargli del vecchio mollaccione, forse ha la febbre in effetti. Verso le quattro si sente meglio e andiamo al locale messicano dove mi portano un'inaspettata vasca da bagno di daiquiri frozen, 5 dollari in effetti erano fin troppi per uno di taglia normale. Non faccio in tempo a finirlo che Cobraman accusa il ritorno del mal di testa e la debolezza. Andiamo a casa ma lo convinco che se non fosse stato meglio all'indomani saremmo andati dal medico.
    Il medico esce con gli esami del sangue in mano “ Lei ha la Dengue, torni a casa e beva tanto, dovrebbe passare in massimo una settimana, altrimenti torni qui”.
    Torniamo all'albergo che è la sera della vigilia di natale, deposito Cobraman a letto e vado a fare compere per il cenone: noodle istantanei e tramezzini mentre guardiamo V per vendetta.
    Il minuscolo freezer della stanza è stipato di miei calzini e reggiseni a fascia, bagnati e lasciati congelare, per essere piazzati sulla fronte rovente di Cobraman che con il cervello fritto dalla temperatura alta ha smesso di essere autonomo non appena siamo tornati dall'ospedale.
    C'è qualcosa che non quadra, continuo a pensare, i sintomi non sono giusti e in più la mattina si sveglia che non sta così male tanto che facciamo progetti per la sera ma immancabilmente alle 5 del pomeriggio la febbre torna improvvisamente. È possibile che il dottore abbia sbagliato la diagnosi?
    Le vacanze son finite e tocca rientrare al lavoro, questo significa tornare a casa nella foresta a più di 60 chilometri dall'ospedale decente più vicino. (la clinica al villaggio una volta a diagnosticato febbre tifoide ad una collega quando invece questa era incinta, quindi direi non troppo affidabili).
    Cobraman concorda con me che sia molto ragionevole andare a fare altri esami, in un altro ospedale, prima di tornare nella giungla.
    Sediamo nella sala d'aspetto dell'Angkor Royal Hospital, l'ospedale più di lusso presente in città, e si spera anche il migliore. Forse.
    Dottore: - lei vuole andare a casa?
    Cobraman: - prima voglio sapere cos'ho...-
    Dottore: - ah in questo caso facciamo un prelievo ...-
    Cobraman torna in sala d'aspetto basito, non del tutto sicuro di aver scelto l'ospedale giusto.
    Sono quasi due ore e Cobraman è incassato nel divanetto della sala d'attesa, ha un asciugamano attorno alla testa e la mia camicia sulle gambe, la febbre più l'aria condizionata a mille lo stanno facendo tremare di freddo, io dal mio canto gli faccio le foto con i filtri instagram per poi mandarli ai colleghi e ridere di lui sofferente.
    Si sono una bruttissima persona.

    Il dottore lo riceve con i risultati dei suoi esami del sangue:
    Dottore: - Una bella notizia, lei non ha la Dengue!
    Cobraman: - Bene !
    Dottore: - é malaria!
    Cobraman: - ah. Shit.

    Questa storia finisce con io che torno al lavoro e Cobraman che sta ricoverato cinque giorni in ospedale e poi viene dimesso con una settimana ancora di farmaci (Primaquin) che non userà tutti per lasciarli a un Ibis Gigante, uccello rarissimo e quasi estinto, anch'esso affetto da malaria ma impossibilitato a procurarsi le medicine.
    Cobraman, eroe di Ibis, dategli una medaglia!

    PS: Non è ironico che la malaria si sia manifestata proprio all'indomani da una sbronza di gin tonic, drink nato proprio nelle colonie inglesi in india dove, per addolcire l'assunzione dell'acqua tonica (contenente il chinino, unico antimalarico presente al tempo) veniva aggiunto il gin e il lime?
    Non credo nelle coincidenze, ma questa fa ridere.

    Nota del malato: Cobraman ci tiene a far sapere che oltre ad aver salvato la vita all'Ibis privandosi delle medicine che gli servivano si è anche dovuto pagare le cure visto che la sua infame assicurazione si è rifiutata di pagare, che Steffy la tex mex che lui conosceva di vista è passata a trovarlo e si è piazzata in camera sua per un'intera giornata con una minnigonna succinta cosa che ha fatto pensare al nostro capo, passato a trovarlo, che fosse una delle svariate amanti di Cobraman.
    Cobraman ci tiene anche a farvi sapere che ha rubato il pigiama dell'ospedale, visto che l'ha pagato, dice lui.

    PPS: Vi chiederete a che punto di questa storia arrivano gli unicorni. Qui.
    La madre di Cobraman, quindi Cobramama mi ha fatto recapitare un sacchetto rosa con i brillantini con dentro un unicorno di ceramica scintillante, due porta-candele unicorno, una penna unicorno pelosina e un biglietto con scritto “ grazie di esserti presa cura di Cobraman quando era malato”. Direttamente dall'inglesia.
    Devo ammettere che mi sono commossa.