Ogni Vicino è un buon Vicino


Da quando vivo in Cambogia ho cambiato diverse case, diverse città, dormito in almeno un centinaio di posti diversi tra resort, alberghi, ostelli, pensioni, tende, amache e pavimenti.

Mi sento di poter dire di aver accumulato una certa esperienza riguardo a tre principali temi:
- Materassi e giacigli
- Hotel e correlazione con il rating su internet
- Vicini Cambogiani
Dei primi due dubito vi interessi leggere, ma del terzo sono sicura ci sono cose che volete sapere, o non volete sapere ma le leggerete lo stesso.


Riguardo alle case e all'andare a viverci dentro vi consiglio di leggere “Una nuova casa” e ”Cortesie per gli ospiti”, ma siamo qui a parlare di vicini di casa.

Quando mi trasferii a Stung Treng, aka Merdor, (leggi “ST” per maggiori informazioni su Merdor) vivevo in uno strano bilocale all'interno di una palazzina di mattoni, non avevo vicini perchè il figlio del proprietario aveva trasformato l'intero complesso in una scuola di Inglese e tutti gli altri appartementi erano stati trasformati in aule.
Non vi dico il piacere nel sentire dalle 9 alle 19, stormi di bambini ripetere gracchianti frasi in un inglese incerto. Ed il piacere si moltiplicava quando durante la stagione delle piogge il frastuono del tetto il lamiera lavato dalle piogge torrenziali sovrastava le voci dei pargoli. Meglio no?
No, perchè per ovviare al problema molte classi erano dotate di microfoni e casse.
Fantastico.
Un incubo.
Senza contare che tra una lezione e l'altra i nanetti si intrattenevano andando a distrubare “il demone bianco”, sbirciando dalle finestre e infilandomisi in casa urlando “what's your name miss??” appena lasciavo una porta aperta.

Ero quindi rassegnata a dire addio ad ogni forma di vita sociale, se non consideriamo come “vita sociale” l'inseguire bambini cambogiani con la scopa . Una sera però, mentre ero seduta in un ristorante mi si avvicina una ragazza bianca, mi guarda come si guardano i bambini smarriti e mi chiede in inglese “sei qui a visitare la città?” io rispondo con la voce piu entusiasta che Merdor mi conceda “no, ci vivo qui... “, alla ragazza si sono illuminati gli occhi easclamando “ anche io!”.
Fu così che feci amicizia con una coppia di ragazze di Torino, con una ragazza giapponese e una americana, un turco e un tedesco. Tutti insegnanti. Qui in Cambogia le scuole private adorano avere insegnanti stranieri, e assumono spesso con facilità e senza richiedere certificati o esperienza pregressa.
Le ragazze vivevano in un monolocale a piano terra, 50 dollari al mese incluse utenze, davanti alla loro porta uno spiazzo asfaltato coperto con tavoli e amache, attorno a loro svariati altri appartamenti e, separato da una recizione metallica, la casa del vicino in stile cambogiano; una palafitta di legno.
Ogni tanto la sera ci si trovava da loro, a bere fumare e chiacchierare fino a tardi, e va detto che le 9.30 di sera è tardi qui in Cambogia.
Una sera era particolarmente tardi, mezzanotte passata e tra l'alcol e gli schiamazzi facevamo un bel baccano, io preoccupata di tenere il volume basso esortavo le altre al silenzio lanciando occhiate preoccupate al vicino profondamente addormentato sull'amaca a qualche metro da noi. “all'inizio pensavo anche io fosse un problema, ma a loro non frega nulla. Finchè non ti lamenti di loro che fanno casino loro non si lamenteranno di te” mi ha spiegato l'inquilina della casa “in più sono abbastanza sicura che siano quasi tutti sordi..” . Tutto molto vero.
Svariate volte ho visto bambini e adulti addormentati vicino ai muri di amplificatori ululanti canzoni cambogiane, oppure a fianco a rumorossissimi motori di trattori. Penso all'uomo del ghiaccio del villaggio vicino alla riserva, che dorme beatamente sdraiato di fianco all'imponente e rumorossissimo macchinario che produce il ghiaccio nella sua capanna sgangherata. Ci siamo chiesti molto spesso perchè non rispondesse mai al cellulare, si spiaga con il fattoc he sia sordo.
Si, probabilmente sono tutti sordi, oppure sono così abituati sin da piccoli a dormire ovunque e con qualunque rumore che non ci fanno più caso. Qualità più che invidiabile, conosco persone che se non hanno il silenzio e il buio assoluto non riescono a chiudere occhio e sclerano, se fossero cresciute con zio Rattanak e amici ubriachi che miagolano nel karaoke tutta notte o che giocano con le motoseghe non avrebbero questi problemi.

Ma arriviamo a quella che sarebbe la causa di morte principale nel paese se tutti fossero come me:

Il Karaoke,

Il karaoke è diritto inalienabile di ogni essere umano cambogiano. E lo devono sapere tutti, sia che è un diritto inalienabile sia che stai cantando. A qualsiasi ora del giorno e della notte puoi sentire il miagolare melenso e le casse sincopate provenire da qualche parte della città, se sei fortunato non è un tuo vicino. Ma molto spesso lo è.
Nelle città si danno un contegno, nei villaggi è il far west.
Nei giorni di festa nazionale, che sono piu di 30 all'anno, durante le cerimonie religiose, o solo perchè è giusto così, muri di casse vengono allestiti sotto le palafitte o davanti alle case con musica ad un volume imbarazzante, una ogni due case, e il villaggio sembra un rave festival al parco Lambro ma con musica di gran lunga peggiore. E ho detto tutto.
Ci si potrebbe immaginare una grande quantità di giovani danzanti davanti alle casse.
Nulla di tutto ciò.
Sono in 4, inclusa la nonna e il cugino, siedono su stuoie a terra o su piattaforme di legno rialzato e bevono e mangiano.
I bambini che dormono sulle amache che vibrano ai bassi delle casse.

Un giorno ero in un villaggio sperduto per lavoro, e come spesso accade dormivamo sotto la casa del capovillaggio. Erano le 6.25 di mattina e mi son alzata dalla mia amaca per cercare un cespuglio dove fare la mia pisciata mattutina, un frastuono infernale mi ha fatto sobbalzare dalla mia posizione acquattata. Finito il misfatto ho seguito quel lamento sonoro amplificato da svariati decibel di impianto stereo. Dietro ad una capanna mi son trovata davanti ad un uomo mezzo nudo, la croma attorno alla vita, con il microfono stretto in pugno e due casse gigantesche fornite di luci led colorate che gli facevano da sfondo. Urlava lamentoso una nenia struggente mentre il figlioletto, probabilmente sordo come una campana sedeva davanti a quel mostruoso impianto stereo giocando con un trattore di legno. C'era solo lui.
Lì da solo a cantare.
Senza nessun motivo.
Alle 6 del mattino.

Perchè?
Credo che il diritto al karaoke sia sancito dalla costituzione Cambogiana.

Altrimenti non si spiega perchè non gli abbiano sparato.